“Non possiamo che condividere la preoccupazione espressa recentemente dall’ OFI Puglia sulla drammatica situazione degli organici dei fisioterapisti ormai ridotti all’osso. Non è stato previsto un adeguato ricambio tra coloro che si apprestano ad andare in pensione e nuovi assunti, a dimostrazione di un’assoluta mancanza di strategie e di programmazione. A pagarne le conseguenze, come troppo spesso accade, sono i cittadini costretti a lunghissimi tempi di attesa per l’erogazione di prestazioni previste dal SSN o, per chi può permetterselo, ricorrere al privato. E così, come già abbiamo sottolineato a livello nazionale, si rischia di creare una sanità per soli ricchi” dichiara in una nota Giuseppe Mesto, Segretario UGL Salute Puglia.
A lui si associa la voce di Errica Telmo, Segretario Ugl Salute Taranto. “Già a settembre – dice la sindacalista tarantina – intervenendo in III Commissione, avevamo sottolineato come la chiamata dalla graduatoria in essere di 27 fisioterapisti non fosse sufficiente. Numero che si è addirittura ridotto a 24 e che non può in alcun modo coprire il fabbisogno dell’intera regione. La professione del fisioterapista sul nostro territorio è sempre più svilita nonostante la sua enorme valenza sociale. Secondo il P.I.A.O. 2022/2024 delle ASL di Taranto e di Bari erano richiesti ben 54 fisioterapisti per sopperire al fabbisogno del territorio. Ci chiediamo: sono forse diminuiti i pazienti in riabilitazione? Non c’è più richiesta per i pazienti neurologici, per quelli con patologie pneumologie o per quelli dell’età evolutiva?”.
“Chiediamo all’ assessore Rocco Palese e al Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano – concludono Mesto e Telmo – di rivedere il fabbisogno sui territori e che tengano presente il territorio Jonico già troppe volte martoriato, completando fino ad esaurimento la graduatoria concorsuale di Foggia dove risultano 208 candidati idonei. Nel caso non fossero sufficienti chiediamo venga avviato un concorso anche a Taranto, dove esiste un polo universitario di eccellenza. E nonostante questo i laureati sono costretti ad emigrare al nord per svolgere la loro professione”.
Giuseppe Mesto ed Errica Telmo