Roma non è una città per medici di base. “Non è il titolo di un film – commenta il Segretario Nazionale della Ugl Salute Gianluca Giuliano – ma l’amara realtà della capitale d’Italia incapace di rispondere alle esigenze primarie dei suoi cittadini. Quello dell’assistenza sanitaria è un tema centrale. Gli abitanti della capitale si vedranno privati, entro la fine del 2022, di circa 250 professionisti ormai prossimi alla pensione. Questo sta a significare che oltre 250.000 romani rischiano di non avere più a disposizione il proprio medico di famiglia perdendo così un punto di riferimento essenziale della quotidianità. Lo stato della sanità di questa città e questa regione è prossimo al collasso totale. Ai Pronto Soccorso trasformati in gironi danteschi con ambulanze che attendono ore se non giorni per scaricare i pazienti, agli incidenti che con una continuità preoccupante vedono coinvolti gli equipaggi delle vetture dell’emergenza-urgenza va ad aggiungersi ora questo dato inquietante. Sentire l’Assessore alla Salute D’Amato proporre di aumentare il bacino di pazienti in carico a un singolo medico di base di 1.800 unità o di far rimanere in servizio i professionisti che avrebbero maturato il diritto per andare in pensione sa tanto di gesto della disperazione in assenza di programmazione e di investimenti. Un proverbio recita che spesso la toppa è peggio del buco. E mai come in questo caso si mostra calzante. Che futuro attende quindi la sanità romana e del Lazio? Chiediamo da tempo con insistenza che le professioni sanitarie tornino ad essere attrattive così da convincere i giovani a sceglierle nel proprio percorso di studi e a formare le schiere di operatori del domani. Il covid non è sconfitto, l’assistenza primaria e la prevenzione sono ormai un miraggio. Così affondano, zavorrate dal peso di una gestione scellerata, la sanità romana e quella laziale”